Le persone che possiedono animali domestici sono da sempre portati a umanizzarli, aspettandosi da loro comportamenti tipici del genere umano e attribuendo al loro stile di vita caratteristiche inesistenti.

Esempio classico di questa situazione il cane che improvvisamente fa la pipì in casa e lo ha fatto «per dispetto», mentre poi salta fuori che aveva un grosso calcolo in vescica. Allo stesso modo chi ama un certo tipo di musica, pensa che il cane o il gatto di casa abbiano lo stesso tipo di gusto nei confronti delle composizioni che suscitano in loro mozioni profonde. Di fronte a un cane che soffre di ansia da separazione, ovvero si mette a ululare quando tutti escono di casa, molti pensano che accendere la radio e sintonizzarla su un canale che diffonda solo musica classica possa rilassare il suo sistema nervoso. Niente di più sbagliato. «Abbiamo la tendenza molto umana a proiettare, sugli animali, le nostre emozioni e supporre che essi apprezzeranno quello che piace a noi» ha scritto Charles Snowdon, un’autorità sulle preferenze musicali degli animali. «La gente che ama Mozart, pensa che anche il loro cane amerà la musica del grande compositore austriaco. Se gli piace la musica rock, pensano che il loro cane possa stravedere per i Beatles o i Rolling Stones».

 

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