Stanley Coren è professore emerito di psicologia alla Columbia University e racconta che una sera a cena con un amico giornalista di «nera», questi cominciò a lamentarsi dell’eccesso di lavoro.
«Mai possibile che, quando fa caldo, sembra che non sia solo la gente a sbarellare, ma anche i cani?». Secondo il cronista infatti, il caldo moltiplicava il numero di crimini e morsi. A Coren, il particolare colto dal giornalista non scivolò via dopo il secondo bicchiere di Chianti, ma gli suggerì di prendere in seria considerazione quanto gli era accaduto pochi giorni prima. Coren era andato a trovare un vecchio collega in una giornata piuttosto calda. Aveva suonato il campanello ed era entrato in casa dove il suo amico lo attendeva in piedi vicino ai fornelli, mentre sul tappeto del salotto aveva aperto gli occhi un bel Pastore Tedesco lungo disteso alla ricerca di fresco. Non c’era aria condizionata e il caldo umido era veramente disagevole. Coren si era abbassato allungando la mano verso il cane, ma ne ricevette un’espressione poco amichevole con tanto di orecchie tirate e pelle del muso sollevata. Il linguaggio parlava chiaro: «Vedi di starmi lontano». «Eh, disse il suo amico» Sergeant, quando fa molto caldo diventa nervoso e sbarella un po’. D’altronde, quando ero in polizia a Cleveland era noto a tutti che, se saliva la temperatura a certi livelli, dovevamo rimpolpare i turni a causa delle numerose violenze, comprese quelle inferte dai cani».

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