Arriva la sera e il tuo vicino esce di casa per andare a cenare e a ballare con gli amici. Fa, di solito, molto tardi e, durante questo tempo, il suo cane abbaia in continuazione dando fastidio all’intero palazzo. I latrati si sentono in tutti gli appartamenti circostanti e, in particolar modo tu – che sei costretto ad andare a letto presto per alzarti la mattina di buon’ora e andare al lavoro – non riesci a dormire. Cerchi di trovare una soluzione pacifica con il proprietario del cane: gli suggerisci di portarlo con sé perché non soffra la solitudine, ma lui non ne vuole sapere. Dice che, nei locali pubblici, gli animali non sono ben accetti. Così è costretto a lasciarlo da solo nell’appartamento. Il vicino cita una sentenza della Cassazione secondo cui «è diritto del cane abbaiare». Sarà anche vero… non si può tenere una museruola sul muso del cane per tutto il giorno, né tantomeno lo si può rendere muto, ma – ti domandi – non è forse dovere del padrone cercare di ridurre le situazioni che possano innervosire l’animale? Fin dove si deve spingere la tolleranza del vicinato? Per ridurre i rumori in condominio, non è forse vero che il padrone del cane deve impedirgli di abbaiare? La questione è stata di recente affrontata dalla Cassazione [1].

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