Nel calendario gattofilo italiano, prima viene la Festa nazionale del gatto (17 febbraio), poi la Giornata del gatto nero (17 novembre) e, nel mezzo, la Giornata internazionale del gatto che abbiamo festeggiato ieri. Ma perché questa ridondanza di feste che non trovano analogo riscontro per il cane? Per lo stesso motivo che spinge i pubblicitari e i registi a utilizzare maggiormente i gatti negli spot pubblicitari, nei cortometraggi comici, e nei format dove la risata è garantita dalle loro evoluzioni e dalla loro innata guasconeria.
Nel calendario gattofilo italiano, prima viene la Festa nazionale del gatto (17 febbraio), poi la Giornata del gatto nero (17 novembre) e, nel mezzo, la Giornata internazionale del gatto che abbiamo festeggiato ieri. Ma perché questa ridondanza di feste che non trovano analogo riscontro per il cane? Per lo stesso motivo che spinge i pubblicitari e i registi a utilizzare maggiormente i gatti negli spot pubblicitari, nei cortometraggi comici, e nei format dove la risata è garantita dalle loro evoluzioni e dalla loro innata guasconeria.

Il gatto è sicuramente l’animale domestico più festeggiato in tutto il mondo e la sua internazionalità non conosce confini. Perfino le nazioni islamiche, la cui religione obbliga il fedele a lavarsi nella sabbia qualora abbia toccato un cane, riconoscono nel gatto un animale quasi sacro, dal momento che Maometto preferì tagliare un pezzo della sua tunica per non svegliare la gatta Muezza che vi dormiva sopra. In Grecia, e soprattutto in Turchia, i gatti sono venerati quasi come tra gli antichi Egizi, popolo che tributava al felino domestico la massima espressione di ossequio, visto che, dopo la loro morte, venivano mummificati esattamente come gli uomini, e le loro mummie offerte a Bastet, dea leonessa con le sembianze rassicuranti del gatto.

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