Giorni fa Milo è sbarcato su Instagram. Vanitoso com’è, non vedeva l’ora, ma io per anni ho resistito: di foto gliene faccio già troppe. «Non ti basta essere già la star dell’Instagram di mamma?» gli chiedevo. Ma Milo è sbarcato su Instagram anche per dare un messaggio, o così spero.
Qualche tempo fa, una conoscente che sembrava sinceramente interessata a Milo, con la quale avevo più volte parlato dell’importanza di adottare un cane o un gatto da un rifugio invece di comprarlo, ha comprato un persiano nero, gli ha dato un nome simile a Milo e gli ha aperto un account Instagram. Gli mette i vestitini, vanta nei post la beltà della razza e quanto ha speso, lo obbliga a pose innaturali. È questo il messaggio che arriva di tutti i miei discorsi su un trovatello disabile e nero? Dell’importanza di dare una chance al più malmesso, che anche lui grazie all’amore può diventare un principe? L’ho vista come una sconfitta personale.

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