Un lettore mi ha mandato da Firenze una foto della sua gatta appollaiata su un tetto, con la cupola di Brunelleschi a fare da sfondo. Birba, così si chiama, è una cacciatrice provetta e ama girare per i tetti: un paio di volte è caduta, per fortuna senza conseguenze, e i suoi compagni umani l’hanno tenuta per un po’ chiusa in casa. «Ma poi — mi scrive il lettore — viste le ore che passava alla portafinestra guardando il cielo l’abbiamo “liberata”: in fondo è un gatto, mica un giocattolo… E torna sempre».
Anche i nostri mici, sebbene abbiano libero accesso al giardino, amano i tetti. In particolare Sandro e Laura, fin da quando erano cuccioli, hanno l’abitudine di girovagare o sonnecchiare sul tetto di casa. Qualche volta ci passano anche la notte. E la ragione è molto semplice: per un predatore, non c’è nulla di preferibile ad una posizione elevata. Dall’alto un gatto si sente al sicuro, perché controlla alla perfezione la situazione ed è in grado di avvertire per tempo eventuali pericoli, nonché di individuare la preda prima che questa s’accorga di lui e possa fuggire. È lo stesso motivo per cui i mici di casa spesso si arrampicano sulle librerie o sugli armadi e lì rimangono per ore. Ed è lo stesso motivo per cui i grandi gatti africani passano la maggior parte del tempo su una collinetta o su un albero. La posizione elevata è ideale tanto per difendersi, quanto per attaccare: e del resto così abbiamo costruito i nostri castelli e le nostre rocche.

va a corriere.it

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