Nel caso vi venga in mente di regalare un cane per Natale, permettetemi di darvi un paio di consigli. Il primo, fondamentale, è che il regalo non può essere in nessun caso una sorpresa. Un cane non è una cornice d’argento che si può riciclare o un maglione che si può seppellire in fondo ad un armadio: chi lo riceve non soltanto deve essere d’accordo, ma deve anche sapere che la sua vita cambierà per sempre. In meglio, naturalmente, molto in meglio: però in modo significativo, e per molti anni. Un cane non è un passatempo, non è un giocattolo, non è un soprammobile e non è neppure uno schiavo: è un nuovo membro della famiglia, con i suoi bisogni e i suoi difetti e i suoi diritti.

Il secondo consiglio è di tenersi alla larga dagli allevamenti, ignorare i cani di razza e soprattutto quelli alla moda, andare al canile e adottare un randagio. Sia chiaro: non ho nulla contro i cani di razza in sé (anche se andrebbe fatta una riflessione più approfondita, perché ci sono razze che semplicemente non dovrebbero esistere), ma in assenza di una legislazione seria la situazione degli allevamenti in Italia è estremamente confusa, e in molti casi assai sgradevole. Schiava di criteri estetici spesso bizzarri e del mito assurdo degli “standard di razza”, la gran parte degli allevatori consente la riproduzione soltanto degli esemplari giudicati “puri”, ignorando che possono essere portatori di malattie genetiche anche gravi che colpiscono le articolazioni, gli occhi, il sangue.

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