I primati non umani, in particolare i macachi, sono una specie ancora molto utilizzata a fini sperimentali e – denuncia la Lav – le scimmie utilizzate nei laboratori europei provengono quasi interamente dai Paesi extra Ue. Tra il 2015 e il 2017, sottolinea l’associazione, il numero di primati non umani utilizzati in Europa è aumentato del 15%, e il macaco a coda lunga, macaca fascicularis, è stata la specie più utilizzata, registrando un aumento del 16% in soli due anni.

«E’ facile intuirne le implicazioni nei Paesi esportatori come Mauritius, da cui proviene il 59 per cento dei macachi che arrivano in Europa, con un traffico di 8.000 animali ogni anno e decine di migliaia di scimmie detenute in allevamenti in tutto il Paese. Nel 2017, infatti, l’isola nell’Oceano Indiano rappresentavano un quinto (21%) delle esportazioni mondiali di primati vivi», fa sapere la Lav che da anni, insieme alle maggiori associazioni animaliste europee, sostiene una campagna per chiedere che il commercio di questi animali, da Mauritius, abbia fine.

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