Finnegan, «un cane noto per il suo olfatto esemplare», ha ricevuto un “obituary” (in italiano “coccodrillo”, ossia un lungo necrologo scritto da un redattore in forma di articolo giornalistico) sul New York Times: «Loro, come noi, hanno vite che meritano di essere ricordate», ha scritto Alexandra Horowitz, la sua padrona, che è anche titolare di un Dog Cognition Lab al Barnard College, il ‘braccio’ femminile della Columbia University.

A differenza della stampa italiana, dove il ricordo postumo delle personalità trova posto nelle sezioni del giornale di cui sono state protagoniste, nel mondo anglo-sassone, esiste una vera e propria pagina dei necrologi: una “Spoon River’ di ritratti scritti da giornalisti specializzati che dedicano le loro giornate a fare esclusivamente questo. Finnegan, morto a New York a 14 anni, però era un cane. Scrivendone l’obit per la pagina delle opinioni, la Horowitz ha approfittato della circostanza per farsi paladina di una causa.

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