Quando si amano gli animali è facile cadere in tentazione e rischiare che le emozioni e i sentimenti prevalgano sulla razionalità e il buon senso. Questo accade quando ci facciamo sopraffare dal nostro desiderio egoistico di interagire con gli animali selvatici e non ragioniamo adeguatamente sulle conseguenze e i rischi a cui in realtà, sottoponiamo gli stessi animali che vogliamo aiutare.
L’esempio più eclatante è chiaramente alimentare gli animali selvatici.
Per concretizzare questo concetto vi racconto di una volpe che incontrai durante un monitoraggio qualche anno fa. Mi capita spesso, da etologa, di dover gestire animali problematici che rischiano di diventare un problema per le persone o per loro stessi e quella volta ero stata contattata dalle guardie zoofile di un paesino perché tutti gli abitanti del borgo avevano ormai “adottato” una volpe che aveva fatto la tana dentro ad un fienile. Le avevano addirittura dato un nome, Emma, come fosse un cagnolino (motivo per cui io trovo sbagliatissimo dare nome ai selvatici. Non sono nostri, non sono domestici e nominarli crea un vincolo antropocentrico che non dovrebbe esistere per la salvaguardia della selvaticità dell’animale stesso).

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